Antonello Monardo, produttore di caffè in Brasile - ma non solo - a Italia chiama Italia: "L'Italia non ha mai aiutato gli imprenditori italiani all'estero" - di Rafael Bassoli
Antonello Monardo non ha soltanto investito nella produzione del caffè che porta il suo nome, il Caffè Monardo, ma ha creato a Brasilia, città in cui vive, tutta la struttura per gli amanti del buon caffè: da corsi di formazione di baristi, a un negozio in cui commercializza tutti gli attrezzi necessari a far sognare qualsiasi amante della bevanda nera
di Rafael Bassoli
Qualsiasi bevitore medio di caffè sa bene due cose: il caffè lo beviamo in Italia come da nessuna altra parte. Espresso, macchiato, con latte, cappuccino, oppure un bel tiramisù, il caffè all’italiana ha fatto il giro del mondo conquistando appassionati ovunque. L’altra verità fra i bevitori di caffè è che il miglior grano al mondo lo troviamo in Brasile, terra calda di terra rossa dove la piantina dei fruttini rossi trova le condizioni migliori per crescere e svilupparsi. E che succede allora quando tutto il know-how italiano viene messo a servizio della selezione e produzione di un blend di caffè? Il risultato lo possiamo vedere, anzi, assaggiare, provando una tazzina del caffè dell’imprenditore calabrese Antonello Monardo, immigrato in Brasile dal 1996 e che è un punto di riferimento quando si parla di caffè di qualità in Brasile.
Antonello Monardo non ha soltanto investito nella produzione del caffè che porta il suo nome, il Caffè Monardo, ma ha creato a Brasilia, città in cui vive, tutta la struttura per gli amanti del buon caffè: da corsi di formazione di baristi, a un negozio in cui commercializza tutti gli attrezzi necessari a far sognare qualsiasi amante della bevanda nera. Non solo, Antonello Monardo si dedica anche alla diffusione della lingua, cultura e gastronomia italiana, diventando così non solo un punto di riferimento per gli intenditori di caffè, ma anche di tutta la comunità italiana. Questi e tanti altri motivi ci hanno spinto a cercare di conoscere di più questo personaggio italiano in Brasile, sicuramente un esempio per tutti i connazionali. Di seguito, vi proponiamo l’intervista che il sig. Monardo ha gentilmente concesso a Italia chiama Italia:
Sig. Monardo, nella ricerca che abbiamo fatto su di Lei con lo scopo di preparare quest’intervista, la sua storia di vita ci è parsa molto bella, soprattutto i legami particolari che ha con suo nonno Domenico e con la città di Brasilia. Potrebbe raccontare un po’ di Lei e della strada che l’ha condotta fino in Brasile, ai nostri lettori?
La storia puó sembrare semplice, anzi lo é. A Reggio Calabria, dove io vivevo, esiste l’Universitá per Stranieri, dove la mia ex-moglie di Brasilia è venuta a studiare nel 1989, per questa ragione ho visitato la cittá la prima volta nell’agosto del 1990. Abbiamo vissuto in Italia fino al 1996, anno in cui mi sono trasferito definitivamente. Qualche anno dopo, sempre per caso, ho iniziato la distribuzione di caffé di una ditta italiana, per poi creare la mia marca. Ma per chi crede al “misticismo” questo puó sembrare destino. Perché il Brasile? Perchè scopro che mio nonno Domenico era venuto come immigrante e morto dopo poco tempo. Perché Brasilia? Una cittá con la mia stessa etá, nata nel 1960, “sognata” dal Santo italiano Don Bosco. Perché il caffé? Mio non era qui per quello. Probabilmente sia la missione di un “lavoro lasciato incompiuto”.
In Brasile Lei ha creato una griffe di caffè, utilizzando dei grani selezionati di caffè brasiliano per produrre il suo prodotto finale. Secondo Lei, perché il caffè prodotto in Brasile è speciale?
In primo luogo come tutti sanno, il Brasile é il maggiore produttore al mondo di caffé, il territorio in cui viene prodotto é vasto dovuto anche all’estensione del Paese, per questo motivo si ha l’opportunitá di avere produzioni con “terroir” differenti, oltre al fatto che il Brasile ha le maggiori varietá di Arabica, sono piú di 80, tra le quali alcuni sviluppati qui stesso.
Quali sono le principali differenze fra il Caffè Monardo e altri caffè presenti sul mercato? Avete un pubblico target oppure provate a raggiungere una gamma varia di consumatori finali?
I nostri caffé, oltre ad essere Gourmet e Speciali, hanno identitá regionale. Se posso fare un paragone é come comprare del vino dove nell’etichetta ci sia scritto solo: ...vino! Noi abbiamo scelto le tre migliori aree di produzione di caffé del Brasile: Sul de Minas, Cerrado Mineiro e Mogiana e nell’etichetta indichiamo che si tratta di Gourmet, 100% Arabica, che si tratta di blend, diamo la descrizione della regione e le caratteristiche, ad esempio: il primo con un’aroma fruttato e un’aciditá alta, il secondo, un’aroma accioccolatato e un’aciditá bassa, il terzo, un’aroma fruttato con aciditá media.
Il cliente “intenditore” sta sempre piú aumentando, anche se é ancora una “nicchia” di mercato: la prova sta nei corsi di barista che organizzo, solo a Brasilia siamo arrivati al venticinquesimo in poco piú di 2 anni, dove ci sono persone che pagano per sapere “un pó di piú”, oltre alle varie conferenze in istituzioni e universitá, dove il 60% dei partecipanti sono apprezziatori, quelli che dopo saranno i “fiscalizzatori” del punto di vendita.
È possibile oggi, per i piccoli e medi produttori di caffè, competere nel mercato internazionale con i big del settore, come le italiane Lavazza e Illy che ormai sembrano aver creato una sorta di oligopolio nel mercato internazionale di caffè?
Il concetto molto diffuso in Brasile del “Caffè Gourmet”, utilizzato anche da Caffè Monardo, potrebbe diventare un fattore di competizione dei produttori brasiliani all’estero?
Chiaramente la nostra forza non é uguale a quella delle suddette aziende, per questo la scelta obbligata é puntare su prodotti esclusivi e di eccellenza e capillarizzare la nostra propaganda e marketing. Sul fattore del “Caffé Gourmet”, bisogna sapere che in altri Paesi tra cui l’Italia, i vari nomi o aggettivi come: Gourmet, Premium, Eccellente, Top, ecc. non fanno parte della normativa e legislazione, ma dalla fantasia dell’ufficio marketing. Qui in Brasile, i caffé vengono classificati con le seguenti denominazioni: Gourmet, Superior e Tradicional, ciascuno con esigente e caratteristiche distinte, con questo non voglio dire che tutti i caffé brasiliani che si fregiano del titolo “Goumet” lo sono, ....anzi al contrario, purtroppo quello che manca é fiscalizzazione e conoscimento. Per il “Gourmet” che é il nostro caso, tra le esigenze, posso ricordare che deve essere soltanto della specie Arabica, la “qualità della bevuta” deve essere (questi sono termini tecnici per classificare il caffé crudo) strettamente Molle, Molle o Appena Molle, il grado di torrefazione deve essere Medio Chiaro (Agtron 60/65), i difetti devono essere lievi; COB 2 a 4, l’imballaggio deve essere con valvola e con vari strati, incluso alluminio come protezione dei UV.
Il caffè Monardo ha recentemente vinto la Medaglia d’Oro all’International Coffee Tasting 2008, tenuto a Brescia. Secondo Lei, questa vittoria rappresenta finalmente l’apertura delle porte del mercato italiano al caffè coltivato e prodotto in Brasile?
Spero di si! Il Brasile fino ad adesso ha venduto solamente il “caffé comodity”, adesso con un prodotto come il nostro che unisce eccellenza e storia penso sia arrivato il momento.
Oltre al caffè, lei ha tante altre iniziative a Brasilia, come il progetto “Parlando Italiano”, che insegna la lingua patria tramite la culinaria. Come è nata questa idea?
A Brasilia, si sentiva l’esigenza di un punto d’incontro della cultura italiana, qualche realtà esistente non soddisfaceva le esigenze del vasto pubblico, che possono essere di discendenti italiani e non. Con mia moglie Gabriela Magalhães che é pedagoga ed ha vissuto vari anni in Italia, abbiamo creato appunto “PARLANDO ITALIANO, ...cantando, mangiando, viaggiando, ...” che oltre all’insegnamento della lingua a vari livelli, di cui ci avvaliamo della collaborazione di insegnanti di madre lingua, attuiamo in vari campi: Cinema, Teatro, Musica, Viaggi, Gastronomia, ecc. appunto con quest’ultima, la culinaria, stiamo proponendo un progetto di mostrare tutte le regioni italiane con le tradizioni e culture e cucinare alcuni piatti, di cui, chiaramente possiamo trovare gli ingredienti in loco, della tradizione popolare. Ogni “edizione/regione” avrà un’ospite, può essere una mamma (questo sarebbe il massimo), un’amico/a della regione proposta o che conosce bene le tradizioni. Nella prima che è stata la Calabria io sono stato l’ospite e ho mostrato come mia madre, mie zie, a casa di amici si mangiava e si mangia.
Come vede l’interesse per la lingua e la cultura italiane a Brasilia? I vostri alunni sono più brasiliani o italo-discendenti?
L’italiano a differenza dell’inglese, spagnolo e adesso cinese, che si apprendono per necessità, si apprende per piacere. L’Italia, la Cultura Italiana é sempre affascinante appunto per questo bisogna proporla “ludicamente”.
I nostri alunni sono al 50%, proprio per quello che ho detto prima. Abbiamo tra l’altro un progetto di offrire l’insegnamento della lingua e cultura italiana a bambini bisognosi.
Come vede la comunità italiana e italo-discendente a Brasilia? È numerosa? Come vi organizzate per mantenere le tradizioni e il contatto con l’Italia?
Come numero, posso dire che gli aventi passaporto sono piú di 3.000, poi ci sono vari che hanno cognome italiano e si sentono italiani di origine. Ma in Brasile a diferrenza delle altre nazioni, l’immigrazione non si è “ghettizzata”, questo socialmente é un fatto positivo, ma sicuramente non si trova la stessa aggregazione come a New York o Toronto, dove esistono rioni e circoli di uno stesso paese italiano. Per rafforzare ed integrare il legame con l’Italia, la sezione di “Parlando Italiano, ...viaggiando”, propone per i brasiliani viaggi tematici in Italia; gastronomici, enologici, culturali, ecc. Per gli italiani verso il Brasile, riscoprire la rotta degli emigrati, legandoli al percorso delle “3C”; Caffé, Cacao e Canna da Zucchero.
Gli imprenditori italiani come Lei, hanno l’aiuto e la rappresentatività necessarie dal governo italiano a Brasilia? Come Roma potrebbe, a suo parere, contribuire di più per l’aumento del numero degli investimenti italiani in Brasile?
Gli imprenditori come me hanno da sempre un'autosufficienza personale, determinata dalla nostra inventiva e capacità di superare ostacoli e creare nuovi stimoli, apti a permettere che l'italiano stia sempre in primo piano. Da sempre l'aiuto e la rappresentatività del governo italiano, qualsiasi sia il suo colore, non ha mai atteso al pari di altri paesi le necessità degli imprenditori e speriamo lo faccia adesso, in un momento di crisi internazionale e che necessita di interventi mirati anche all'imprenditorialità nel mondo, avamposto della nostra capacità e rappresentatività.
Finalmente, crede che i rapporti bilaterali fra Brasile e Italia siano in qualche modo stati danneggiati dall’episodio Battisti? Lei che è vicino al cuore politico brasiliano dove, tra l’altro, si trova Battisti, come ha visto lo svolgersi di questa vicenda?
Il caso Battisti è stato un brutto episodio, ma il popolo brasiliano e quello italiano sono d’accordo sulla giusta soluzione e 135 anni di emigrazione e integrazione tra Italia e Brasile non possono essere compromessi da decisioni politiche.
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